Come il disegnare e il dipingere anche la scrittura necessitava di
esercizi e di prove. Dei vari testi di scrittura creativa che aveva
consultato, la Pina era rimasta impressionata da un libro di scrittura
zen: in altre parole era rimasta colpita da come poteva essere armonioso
sentire il fluido che emana dentro di noi e affluisce nella penna che
scarabocchia sul foglio. Come esercizio di scrittura creativa aveva
provato a descrivere una camera disordinata e un'altra volta aveva
raccontato del tentativo di metterla in ordine. Senza nessun successo.
Era ed era rimasta un acquerello. Anche se quelli ordinati non hanno
fantasia, perché in una camera vissuta si è ordinati, come capita quando
si è immersi in un disordine nel quale si è capaci di orientarsi.
Quando aveva tentato di sistemare quel disastro ne aveva in realtà solo
cambiato i connotati, ma non era riuscita davvero nell'impresa. I colori
si erano limitati a spostarsi nell'immaginazione. Ecco, la sua stanza
era come un acquerello dove i colori si spostano. Non parliamo poi dell'armadio. La sua amica del cuore, quando l'aveva aperto, aveva trovato
un Toblerone. L'aveva mostrato come un trofeo e lei aveva pensato che
l'amica avrebbe gridato meno allo scandalo se avesse trovato un fallo
artificiale. La stessa cosa era accaduta quando aveva scoperto un
Harmony fra i suoi libri e le aveva promesso che non avrebbe diffuso la
notizia. Invece poi l'aveva fatto, urlando la cosa ai quattro cantoni.
La Pina, per addolcire la pillola, aveva risposto che era una
sentimentalona. In fondo non c'era nulla di male nel leggere quel genere
di libri. Come esercizio di scrittura bisognava prendere delle frasi e
farle diventare degli aforismi. Le frasi che aveva trovato erano due:
una era l'incipit del racconto di Paolo Rumiz che narra del suo
itinerario nel centro Italia dopo il sisma e l'altra è una lettera al
direttore del giornale che spiegava la sua sensazione e l'impressione
che aveva avuto durante un viaggio in un vagone del treno dove tutti
erano presi nelle letture degli aggeggi elettronici. A lei era venuto in
mente che il giorno prima aveva parlato per più di due ore con la sua
giovane figlia ed era rimasta impressionata dalla passione che avevano
entrambe per il fruscio della carta stampata. E che la letteratura
cosiddetta dominante dice che sono i grandi di età che avrebbero cose da
raccontare mentre questa volta era stata sua figlia che le aveva dato
una lezione di filosofia ed era riuscita a tenere banco per un bel momento.
L'anatra di Chirone
Il Blog dei Cleme's Angels, gli alunni (bravissimi, mica pizza all'ananas e ciliegie sui maccheroni) del corso di scrittura Tutti Possono Scrivere
giovedì 20 luglio 2017
mercoledì 24 maggio 2017
Io mi nutro (Giovanni Teruzzi)
Io
mi nutro
Delle
mie difficoltà
Del
mio essere sempre confuso
Io
mi nutro
Delle
perplessità
Dei
miei tanto voluti fallimenti
Io
mi nutro
Della
mia apatia
Della
tristezza
Mi
nutro
Degli
incontri negativi
Mi
nutro
Mi
nutro
Del
soffocare tutte
Le
mie energie positive
Che
ostacolano il mio scopo
Mi
nutro
Dell'amore
e dell'odio
Dell'indifferenza
E
della carità
Mi
nutro
Dell'
ozio e del limbo
Della
voglia di vivere easy
Che
tanto mi disgusta
Ma
segretamente inseguo
Mi
nutro per vivere
Ma
per vivere
Prima
devo morire
C'è
della ruggine nell'aria
E
c'è anche un cancello
Tra
le nuvole
Ed
è lì che voglio arrivare
Per
andare oltre
Oltre
la vita.
mercoledì 29 marzo 2017
Dallo psicologo (Paola)
"Buongiorno
Paola! "- ora mi risponderà come al solito.
"Buongiorno
dottore, come sta?" - io benissimo finché non la vedo.
Non
le rispondo neppure. "Prego, si accomodi."
Silenzio
- Non dico niente, tanto attaccherà lei a parlare e non la finirà
più come sempre. Taccio: tanto dice tutto lei.
"Mi
scusi dottore se l'ho disturbata ancora con le mie mail (già!), ma
stavo malissimo. Ora sto meglio."
Sa
tutto lei, fa tutto lei: cosa continua a venire da me non lo so
proprio. "Come ha risolto i suoi problemi, in che modo?"
"Al
solito, dottore: con la fede e lavorando su me stessa. E poi con l'
aiuto dei libri che mi ha consigliato lei."
Mi
viene da ridere e rido "Eh già, ormai sono diventato il suo
consulente librario!" Non ho letto neppure uno dei libri che le
ho consigliato: era spazzatura buttata là a caso. Ma vuole rubarmi
il lavoro questa qui?
Parliamo
dell'ultimo libro di Recalcati su Lacan...
"Sa,
dottore, penso che la mia diagnosi sia sbagliata."
Parla,
parla: intanto tanto io penso ai fatti miei."
Finalmente
è arrivato il tempo di salutarci. “Brava, ha fatto dei grossi
progressi. Complimenti! Abbiamo già fissato il prossimo
appuntamento, vero?"
"Sì,
sì! Anzi volevo chiederle: considerato che ricomincio il
volontariato, si potrebbe fare un po' prima, alle 8,30 per esempio?"
Ma
questa è scema! Vuole sbattermi giù dal letto all'alba in pieno
inverno!" Mmm... Mi spiace, ma per il momento non è possibile.
Forse più avanti, in primavera, le saprò dire..."
"Arrivederla
e grazie ancora!"
"Arrivederci!"
Sorriso smagliante, calorosa stretta di mano, chiudo la porta:
finalmente se n'è andata!
Com'è
dura la vita dello psicologo!
venerdì 24 marzo 2017
Le Anatre Mandarine (Maddalena)
Orbene,
pochi sanno che nel laghetto della Villa Reale di Monza c’ è un
esemplare di anatra mandarina.
Io
ne sono innamorata.
Quando ero molto giovane, giovane maestra, ho scelto un libro di lettura per gli alunni.
Quando ero molto giovane, giovane maestra, ho scelto un libro di lettura per gli alunni.
Nel
libro vi erano due allegati e in uno di questi spiccava in tutto il
suo splendore una meravigliosa
fotografia
che ritraeva un’anatra, nelle acque di uno sconosciuto paesaggio
cinese.
La
sua bellezza è caratterizzata dai colori arancio, blu, bianco, nero
e da tante sfumature, tutto distribuito in modo geometrico sul corpo.
Sembra dipinta a mano, persino sotto le ali.
Se
tanta bellezza non mi spingerà a farne un acquerello dovrò farmene
una ragione.
Non
sarò più pittrice.
Eppure
la guardo incantata muoversi in modo regale.
Il
fatto singolare è che non ha compagni. Negli anni passati le
osservavo muoversi a coppie.
L’anno
passato una di esse aveva un’ala rotta e stava molto ferma su un
isolotto.
Che
tristezza.
Nei
giorni scorsi, essendo io fuori Monza, ho mandato in avanscoperta
un’amica perché controllasse la sua presenza.
Sì,
c’era, e puntualmente è arrivata la foto.
La
bellezza resta.
giovedì 16 marzo 2017
La magia dello Yule (Andrea Marino)
Non
c'era in giro nulla di nulla, ma chi li avrebbe sentiti i suoi figli,
che la aspettavano a casa? Presa dalla frustrazione si fermò un
attimo a riordinare le idee.
Per
scacciare quell'assillo aveva i giorni contati. Era partita prima
dell'alba sperando contro ogni ragionevole previsione di tornare
entro poche ore, perché prima o poi un colpo di fortuna doveva pur
arrivare. Ma come accadeva da troppo tempo, al tramonto era
ancora a mani vuote. Se non è rimasto proprio nulla il colpo di
fortuna puoi aspettarlo quanto vuoi. Perciò si spingeva ormai
ben oltre le zone a lei note, allungando la strada del ritorno e
rischiando pure di fare brutti incontri. Ancora qualche ora di
ricerca, poi sarebbe dovuta tornare.
***
Come
ogni anno nel periodo più oscuro, l'accampamento era invaso
da una gioia inebriante. Un'emozione magica che non si sapeva
neppure come chiamare, tanto era esclusivo il suo legame
con quei pochi giorni e solo con quelli. Perciò si chiamava
semplicemente "la magia dello Yule". Lo Yule era
un'irragionevole serata di baldoria al tempo in cui le privazioni
invernali cominciavano a farsi terribili. In segno di fiducia
negli dei non solo ci si abbuffava e ubriacava, ma si sacrificavano
loro persino un maiale e altri piccoli animali, con vero sprezzo del
pericolo per non dire incoscienza allo stato puro.
Tutti
i bambini in quel periodo erano allegri, alle prime nevicate
ringraziavano sottovoce gli dei mentre gli adulti
imprecavano. La neve era il più bel giocattolo mai visto, ed
era un indizio dell'avvicinarsi dello Yule.
Tutti
i bambini in quel periodo erano allegri, ma a volte qualcuno
faceva eccezione. Tok, nove anni, non sopportava il fratello Kot,
quattro. E in quel momento non amava neanche la neve. Tok avrebbe
voluto ultimare i preparativi con gli altri bambini più grandi, in
particolare con la sua amica Len: decorare gli alberi, aiutare in
cucina, ammucchiare la legna per i falò. Non è tanto importante
cosa fai ma con chi. Quell'anno però la mamma non riusciva a
preparare la festa e al tempo stesso badare a Kot, cresciuto
abbastanza da voler correre con i suoi amichetti troppo
lontano dalle mamme, a giocare sulla neve. Il risultato era
che ad avere fratellini di quell'età si veniva reclutati
come controllori. Già in generale Tok non gradiva l'arrivo di
fratelli e sorelle; disturbavano il suo piccolo mondo, a lui piaceva
così. Ora che era abbastanza grande da essergli imposto quel
personale coinvolgimento, rivalutava la sorellina Brit, che aveva
avuto l'accortezza di morire di polmonite a soli due anni.
Sentì
da lontano la voce di papà: si stava facendo buio, doveva riportare
i piccoli all'accampamento. Tok era sdraiato supino su un tronco
caduto e guardava il cielo violaceo. Non aveva alcuna voglia di
muoversi da quella posizione. Da quanto tempo l'aveva trovata? Boh,
ma era perfetta. Da quanto tempo non guardava i bambini? Non se lo
ricordava neanche. Forse era proprio il caso di alzarsi, anche perché
non li sentiva nemmeno: c'era un allarmante silenzio.
Eccoli
infatti, quasi dei puntini: lontanissimi da dove lui aveva detto di
fermarsi. Prima di rincasare le avrebbero prese. Si incamminò verso
di loro urlando cose poco piacevoli.
***
Era
arrivata in un luogo da cui normalmente sarebbe fuggita a gambe
levate. Quando per disgrazia capitava di incrociarli, era imperativo
occultare la propria presenza e, possibilmente, fare i bagagli e
trasferirsi lontano. Ecco spiegata quella carestia così dura: voraci
e spietati, dove passavano loro il cibo spariva in un lampo. Erano i
migliori a procurarselo e lo accumulavano senza ritegno. Non
accettavano concorrenza e soprattutto non accettavano il minimo
rischio: perseguitavano fino in capo al mondo chiunque considerassero
una minaccia.
Normalmente
sarebbe fuggita a gambe levate, ma ormai era tanto al limite da non
potersi concedere questo lusso. Poteva essere l'ultima opportunità
di salvezza per i suoi figli.
***
I
bimbi piccoli, a malincuore e con una lentezza esasperante, si erano
incamminati verso Tok. Un'altra presenza, dietro un cespuglio
innevato, valutava rapidamente il da farsi. Non c'erano adulti armati
nei paraggi. Inizialmente interessata al più grande, pensò poi che
due di quelli piccoli sarebbero stati comunque facilmente
trasportabili, e ne avrebbe ricavato di più. Con un balzo l'enorme
tigre oscurò il tramonto di fronte a Kot e al suo amico Vlag, e
prima che loro o gli altri si rendessero conto dello spavento era già
lontana. Fulminea, tra le fauci teneva per il collo due vittime che
scottavano.
Era
un piacere vedere i suoi piccoli riempirsi la pancia come non
facevano da tanto tempo. E adesso? Aveva fatto di tutto per
confondere le tracce, allungando la strada, camminando sul ghiaccio,
persino saltando da un albero all'altro. Per fortuna abitava molto
lontano dall'accampamento dei terribili bipedi: con cuccioli di
quell'età e in quella stagione, non sarebbe stato facile trovare un
nuovo domicilio. Domani avrebbe cominciato a cercare. Ora per
cancellare davvero le sue tracce ci sarebbe stata proprio bene una
bella nevicata.
Le
crudeli scimmie scese dagli alberi non erano i padroni del mondo, non
erano invincibili. Comunque non quella sera. Oltre alla carne, i
cuccioli ricevettero una doppia dose di coccole dalla loro mamma. E
fuori cominciò anche a nevicare. Quella sera sembrava che tutto
fosse possibile.
lunedì 13 marzo 2017
Invecchia con me (Giovanni Teruzzi)
Invecchia
con me
tu
che ancora non esisti
ti
porterò in un sentiero segreto
dove
ci sono gli alberi
che
cantano
e i
fiumi dipingono
i
fiori ci accarezzano
e
noi ci addormenteremo
in
un luogo senza fine
e
senza cornice
l'amore
sarà il nostro respiro
perché
ci spetta
chiuderemo
i nostri due cuori
nel
mare
e
consegneremo la chiave
al
vento
venerdì 10 marzo 2017
CHI SIAMO
Andrea,
Giovanni, Maddalena, Paola, Patrizia, Rossella: sono i miei alunni al
corso di scrittura Tutti Possono Scrivere (un titolo scemo, lo so),
che tengo al Centro Civico di via Lecco a Monza. Ho cominciato tre
anni fa per onorare una promessa e ora sono entusiasta di questa
esperienza e soprattutto di loro, come scrittori e come esseri umani.
Vorrei dire che sono diventati bravi per merito mio, ma erano già
bravi quando abbiamo cominciato.
Ho imparato molto da queste persone (molto più di quanto mi aspettassi, cosa di cui mi vergogno profondamente) e, dal basso della mia pochezza, vi presento con orgoglio i loro scritti. D'ora in poi saranno le loro storie a parlare. Cominciamo da Rossella, perché partire da chi, anche solo per motivi alfabetici, si viene a trovare ultimo è sempre il miglior modo per cominciare. Orsù, dunque, leggete e moltiplicatevi.
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